Con oltre 2300 iscritti il gruppo Facebook dedicato alle piste e alle slot car sta rilanciando un mito degli anni ’60 – ’70: le macchinine elettriche Policar Polistil.
di Maurizio Vignaroli
In un mondo in cui si parla di metaverso, realtà virtuali, trasformazione digitale, stupisce che vi siano persone che sono, se non indifferenti, almeno non particolarmente interessate a ciò. Anzi la loro attenzione è rivolta a qualcosa di estremamente reale: il possesso di piccoli oggetti del desiderio, le macchinine che corrono sulle piste elettriche ora meglio conosciute con il nome esotico di “slot cars”.
La vera diffusione del fenomeno si ebbe nel secondo dopoguerra, soprattutto in Inghilterra dove, dal 1957, cominciò ad affermarsi un’azienda in particolare, la Scalextric. Ma per gli italiani la pista per antonomasia è sempre stata la Polistil (originariamente denominata Policar, con un marchio commerciale più specifico della generica Politoys). In questo campo il riferimento principe è rappresentato dal gruppo “Policar Polistil piste elettriche e slot car” che conta oltre 2300 iscritti.
L’ideatore ed amministratore Domenico Rusconi sottolinea che “il gruppo è rivolto a tutti sebbene la demografica di riferimento, stando alle statistiche di Facebook, è ovviamente quella tra i 45 e i 65 anni. Il motivo è che il giocattolo è stato incredibilmente popolare negli anni ’60 e ’70 e chi era bambino in quegli anni in qualche maniera ha subito il fascino della ‘pista delle macchinine’.
Non esiste una attività specifica promossa dal gruppo, semplificando è un gruppo di persone animate dalla stessa passione a livelli di ‘malattia’ differenti: si va dal signore che svuotando la cantina ha riscoperto il gioco dell’infanzia e magari vuole riesumarlo per i nipotini (che non ci giocheranno mai per sua buona pace) e gli mancano le conoscenze tecniche, all’appassionato collezionista che possiede decine se non centinaia di modelli, è un esperto restauratore, profondo conoscitore di gomme e motori che mette a disposizione la propria conoscenza ai neofiti di ritorno”.
Muovendosi tra gli onirici video di Rinaldo Frialdi e le tante foto di micro gioielli che riproducono modelli di Formula 1 e storici prototipi degli anni ’60 si incontra chi vende, chi compra, chi scambia, chi cerca consigli, chi li dispensa e “non mancano – continua Rusconi – veri e propri ‘narcisisti’ che sfoggiano i propri modelli (alcuni rarissimi) con lo scopo di suscitare la bonaria invidia di altri membri”. Insomma è un gruppo di persona accomunate dalla stessa passione che si muove in ordine sparso e grazie anche alla organizzazione di raduni e incontri ha modo di conoscersi e frequentarsi.
Se frugando in cantina hai ritrovato una vecchia pista tutta impolverata, c’è Pucci Pisani che può dirti come fare per riattivarla seza problemi o Marco Franceschini che può dare consigli su come retaurare le macchine per farle correre di nuovo. Per i problemi elettrici, come mantenere una tensione elettrica costante o evitare il surriscaldamento dei pulsanti, non si può rinunciare ai consigli di Marco Costa. In pratica il neofita di ritorno che da piccolo ha giocato con la Polistil e ha il dubbio se vendere la pista o trasmettere la passione ai propri figli e nepoti, dopo aver seguito i consigli di Fabio Migliori, esser entrato in contatto con le soluzioni geniali di Giuseppe Fontanini o aver visto l’incredibile collezione di Massimo Caldi, non avrà dubbi nel rimontare la pista e mettersi a giocare con i più piccoli.
Ma oltre l’amore per il gioco c’è anche il mercato: “il fenomeno slotcars – conclude Domenico Rusconi curatore anche di www.policar.info – dopo un crollo verticale a fine degli anni ’70 ha avuto un ritorno di fiamma importante attorno agli anni 2000. Oltre ai marchi storici di un tempo Carrera e Scalextric, per citarne due, si sono affiancati nuovi attori: Ninco e Scaleauto in spagna, Slot.it e NSR in italia e sempre in italia (dove altrimenti?) sono nati tanti artigiani quali NonnoSlot, TTS, TTGarage Monza… Il mercato non è enorme ma è vivace e fa affidamento a quella dolce forma di follia che si chiama passione”.
Alla faccia quindi delle sirene del metaverso che promettono a ciascuno di realizzare in 3D ciò che desidera, relegando il corpo ad un irreale avatar, limitando i propri sensi a due, vista e udito, sostituendo il mondo reale con quello immaginario pure nel modo di divertirsi, auguriamo a tutti di ritrovare nella propria cantina un vecchia pista di macchinine elettriche. La spesa per riattivarla è poca e il divertimento è immenso.