Piero La Terza Sprovieri
Fecero la loro prima comparsa sul mercato nel 2014, grazie a Decathlon che ne cominciò la commercializzazione, e da quel momento in poi stanno avendo una diffusione esponenziale. Sto parlando delle maschere da snorkeling di tipo full face panoramico; le cosiddette easybreath. Il principio ispiratore alla base del progetto è quello di facilitare (appunto come descrive il sostantivo anglosassone easy) la respirazione rispetto al boccaglio tradizionale che si affianca a latere della altrettanto tradizionale maschera rino-oculare. Inoltre, avendo questo tipo di maschere il comparto di respirazione separato da quello visivo, hanno ipso facto anche l’ambizione d’essere fogless, ovvero non affette da appannamento. La maschera presa in esame è una ulteriore evoluzione di quelle comparse quattro anni or sono, e a tuttora prevalenti sul mercato. La Duopro RKD, così come le omologhe Orsen, Issyzone, ecc ecc hanno la sezione antistante il naso costituita da morbida gomma, così da consentire il bilanciamento della pressione durante l’immersione in apnea (lo skin diving): la classica Manovra di Valsalva, operazione ben nota ad ogni sub e nuotatore, che prende il nome da Antonio Maria Valsalva; il medico bolognese vissuto tra il XVII° ed il XVIII° secolo che la ideò. Quindi con queste maschere sarebbe possibile anche scendere di qualche buon metro al di sotto della superficie senza timore di non poter compensare la pressione relativa all’orecchio medio. Certo, ma la prerogativa, al vaglio dei fatti resta soltanto teorica. I difetti principali sono essenzialmente tre:
1) la misura dichiarata come taglia unica, in realtà si dimostra una S-M ed oltre a queste dimensioni lascia entrare acqua, specialmente dalla zona sottomento.
2) una volta che solleviamo la maschera dal viso per far fuoriuscire l’acqua, la zona trasparente si appanna immediatamente rendendo impossibile la visione, e comunque l’acqua entra anche dalla parte superiore
3) la possibilità di compensare stringendo il naso tra il pollice e l’indice resta inattesa poichè la sagoma in gomma ante-nasale rimane troppo avanzata così da rendere impossibile raggiungere la zona laterale delle narici, se non servendosi innaturalmente degli indici di entrambe le mani. Comunque, dati i difetti sopra citati, tale manovra sarebbe del tutto superflua.
Io mi sono portato dietro la fida rino-oculare classica con boccaglio a valvola di drenaggio: un’accoppiata sempre vincente nei confronti di queste ancora acerbe maschere full-face. Come dico in video, anche quelle che incontravo in Egeo, erano per la maggior parte indossate da ragazzini che non si allontanavano mai troppo dalle acque antistanti l’arenile, poi, una volta allontanotomi di centinaia di metri ed anche chilometri (con le mie fedeli pinne Cressi Reaction Pro), in cerca dei fondali più belli per praticare skin diving, incontravo soltanto nuotatori di buona esperienza, e tutti indossavano maschere rino-oculari come me.
I dettagli della mia recensione, frutto di oltre venti giorni di test li troverete nel video. Buona visione!