Scuole materne, recuperare un’esperienza avanzata per il bene dei bambini

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di Vanni Capoccia

Leggere che la faccenda perugina delle mense alle materne è finita in Tribunale non è una notizia che a saperla faccia piacere, perché le materne dovrebbero essere il luogo della serenità e del sorriso e non quello dove alcuni adulti si guardano con sospetto. Se questo sta accadendo. Se le cose sono arrivate a questo punto è perché un’esperienza all’avanguardia come quella delle mense delle materne gestite assieme ai genitori è stata annullata, invece di farla diventare un fiore all’occhiello della città da raccontare ed esportare.

Tutto ciò perché nel Comune di Perugia non sono capaci di far tesoro delle esperienze vissute. Di ricordare che l’identità cittadina si è formata anche grazie alla chiusura del manicomio, alle scale mobili gratuite, con l’Orto botanico ed il parco sul Tevere, tanto per ricordare solo alcuni degli esempi che non hanno portato denari nelle casse cittadine o procurato risparmi, ma sono stati e sono identità, immagine e cura (in tutti i sensi) della città e dei suoi cittadini, perché come ha scritto Michele Serra esiste anche “una dimensione non speculativa così preziosa che senza di essa ci sentiremmo dei gusci vuoti”.

Ora c’è da sperare che quelli abituati ad usare parole in libertà tipo “mamme ignote” o “magna e sta zitto” stiano zitti. Che la ragionevolezza prevalga e che la bella esperienza vissuta di impegno e partecipazione diretta da parte dei genitori non venga ulteriormente vanificata, ma recuperata. Perché i bambini hanno bisogno dell’armonia tra le varie componenti della scuola (genitori, maestre, operatori). I loro sensori molto sensibili ed i primi a percepire tensioni sono proprio loro, i bambini.