Risolto il giallo della banda degli albanesi responsabile di vari furti e rapine

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Questura di Perugia

Si tratta di un trentasettenne albanese

PERUGIA – Il 2 febbraio 2016, gli uomini della Sezione Quarta “Reati contro il patrimonio” della Squadra Mobile di Perugia, d’intesa con l’Autorità Giudiziaria, concludevano un’articolata attività d’indagine su di un gruppo criminale albanese dedito al compimento di furti di autoveicoli, in abitazioni e rapine.

I malviventi, in particolare, nel corso di un assalto ad un’abitazione, avevano addirittura percosso un giovane quattordicenne che li aveva sorpresi in azione all’interno della propria abitazione, procurandogli lesioni al capo. La gravità dei fatti aveva indotto gli investigatori a svolgere incessanti attività, al fine di giungere rapidamente alla identificazione dei responsabili scongiurando, così, il pericolo di nuovi fatti analoghi, magari anche più gravi. I soggetti inizialmente arrestati erano tre albanesi di circa 30 anni. In un pomeriggio dello scorso gennaio, a Ponte Felcino, tre individui completamente travisati si introducevano all’interno di un’abitazione, riuscendo ad impossessarsi di oggetti e di un carnet di assegni bancari.

Il figlio del proprietario di casa, nel far rientro nell’abitazione, sorprendeva all’interno di essa i malviventi che, non facendosi scrupolo alcuno della sua giovanissima età, lo colpivano alla testa con oggetto contundente assicurandosi così il bottino ed aprendosi la via di fuga. L’azione violenta provocava il ricovero del malcapitato presso il reparto di pediatria dell’Ospedale Silvestrini. La scena veniva seguita anche da una testimone diretta, che riusciva a seguire con lo sguardo le tre persone in fuga, notando chiaramente la vettura a bordo della quale si allontanavano, una Opel Astra di colore grigio chiaro, della quale spiccava il particolare argenteo nella zona posteriore del portellone, sopra l’alloggiamento della targa.

L’autovettura in questione, a seguito di un’attività di ricerca ininterrotta e capillare, verrà individuata dal personale di questa Squadra Mobile a Pretola: come si accerterà, si tratta di un’autovettura rubata nel novembre 2015 ed utilizzata per la consumazione dei furti.

Singolare il fatto che, come l’esperienza investigativa pregressa insegna, la vettura sia stata trovata parcheggiata in maniera conforme alla segnaletica ed in luogo in cui si confondeva con le auto di altri residenti, all’evidente scopo di poterla riutilizzare in altri analoghi delitti. Al fine di identificare i malviventi in argomento, nonché per costruire un efficace castello probatorio a loro carico, cominciavano varie attività volte a monitorare i malviventi. Già dopo alcune ore, le suddette investigazioni consentivano di ricostruire i successivi movimenti del gruppo, effettuati in orario notturno: le soste effettuate corrispondevano a furti consumati o tentati in abitazioni private in varie zone residenziali della città.

La prosecuzione dell’attività d’indagine ha permesso di identificare, inizialmente, due componenti della banda, B. B. e D. A. riconosciuti dagli operanti in una delle incessanti fasi di pedinamento ed osservazione. Gli stessi venivano riconosciuti poiché coinvolti in pregressi reati perseguiti dalla medesima sezione operante. Con lo stesso metodo di ricostruzione investigativa si riusciva altresì ad identificare il terzo componente del gruppo, K. E., anch’egli vecchia conoscenza della Squadra Mobile di Perugia.

Il successivo svolgersi dei pedinamenti consentiva il recupero di una delle vetture oggetto di furto, ove erano rinvenuti numerosi oggetti, tutti provenienti da vari furti commessi in città e provincia dagli oramai identificati malviventi. L’ attività investigativa effettuata “a ritroso” ha consentito di ricostruire i numerosissimi episodi delittuosi portati a termine dalla banda e di restituire il maltolto alle vittime.

I malviventi sono stati arrestati il 2 febbraio u.s. in esecuzione della Ordinanza di Custodia Cautelare emessa a loro carico. Il quarto componente del gruppo criminale, H. V. albanese del 1979, era riuscito a sottrarsi alla cattura e a far perdere le tracce di sé, probabilmente trovando rifugio presso qualche connazionale compiacente e successivamente facendo rientro in Albania. Il 15 aprile u.s. lo stesso è stato individuato su un volo proveniente dall’Albania diretto a Perugia e tratto in arresto. H. V., una volta arrestato, riferiva di svolgere regolare attività lavorativa come giardiniere presso una casa di riposo di Roma, riservandosi di produrre il relativo contratto, custodito presso la casa circondariale di Perugia. Dalla suddetta documentazione risultava che H. V. era stato effettivamente assunto da una società con sede in Roma e, in considerazione di questo, il Tribunale del Riesame annullava l’ordinanza applicativa della misura cautelare, con conseguente rimessione in libertà del suddetto.

La Squadra Mobile effettuava una verifica relativa all’asserito rapporto di lavoro dell’H. V. .Dagli accertamenti svolti emergeva che: la società datrice di lavoro era inattiva dal 2013, ovvero circa due anni e mezzo prima dell’assunzione dell’H.; l’oggetto della società era finalizzato ad attività di perforazioni e trivellazioni e nulla avendo a che fare con la gestione di residence per anziani; nei luoghi dove, a dire dell’H., aveva sede la casa di riposo presso cui lavorava come giardiniere, v’erano solo alcuni immobili in costruzione, attualmente non completati e in stato di abbandono.

L’alibi dell’H. V. ha iniziato a vacillare pesantemente. Dagli ulteriori accertamenti effettuati emergeva altresì che questi non era nuovo a tali comportamenti e che anche in occasione di precedenti arresti aveva offerto false attestazioni su pregressi rapporti di lavoro per far credere all’Autorità Giudiziaria di essere un onesto lavoratore del tutto estraneo ai fatti attribuiti, tutti delitti contro il patrimonio. L’alibi dell’H. V. è crollato del tutto: e così il competente GIP ha emesso a suo carico due ordinanze di custodia cautelare in carcere. La prima poiché ha reso false dichiarazioni innanzi al giudice e la seconda per i furti e rapine già commesse e meglio descritte nell’antefatto, per i quali, come detto, il Tribunale del Riesame lo aveva scarcerato poiché “tratto in inganno” proprio dalle false dichiarazioni innanzi allo stesso rese. H.V., non senza fatica, è stato rintracciato dalla quarta sezione dopo prolungate ricerche in Ponte San Giovanni e tratto in arresto. Attualmente si trova detenuto presso il carcere di Capanne.

Redazione