Quando le pietre parlano: nelle viscere del Duomo di Perugia

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Muro etrusco

di Maurizio Vignaroli

PERUGIA – Attratti dall’iniziativa “Cena al museo – alle radici del tempo” abbiamo voluto sperimentare il Giovedì sera full immersion proposto per il secondo anno dal Museo del Capitolo della cattedrale di San Lorenzo in Perugia. La Dott.ssa Chiara Basta, direttrice del museo, con professionalità si cala nelle vesti di un paziente Virgilio e avvertendo di fare attenzione scende i primi gradini guidandoci verso le viscere dell’acropoli attraverso una “gigantesca torta di terra e pietre” in cui si mescolano epoche, stili, culture e origini della nostra città.

Percorrendo la passerella di legno scopriamo come la sistemazione della cattedrale trecentesca si sovrappone alla città etrusca e romana grazie ad un grande terrazzamento sostenuto da un muro in travertino visibile all’interno dei locali che si affacciano lungo la via delle Cantine. Il muro alto circa 15 mt si sviluppa parallelamente alla via per una lunghezza di di circa 40. Splendidamente conservato risulta essere costruito con una tecnica simile a quella utilizzata per le mura urbiche esterne e quindi assemblato in modo molto accurato (in alcuni elementi si vedono ancora incise le lettere in alfabeto etrusco).

Scendiamo ancora e la temperatura si abbassa sensibilmente: 16 – 18 gradi rispetto ai 36 dell’esterno. Colpisce la straordinaria quantità di terra e sedimenti che, dopo il terremoto del 1997 data in cui iniziò il consolidamento della cattedrale, è stata trasportata facendo venire alla luce materiali sorprendenti. Si tratta delle antefisse a testa di Sileno, coloratissime decorazioni in terracotta che documentano l’esistenza di edifici sacri nella zona e risalenti all’età arcaica del VI – IV secolo a.C.

Continuiamo la discesa a ritroso nel tempo, raggiungiamo i – 14 mt al di sotto del suolo e possiamo posare i nostri piedi su quella che fu un’importante strada della città etrusco-romana. Un lucido tratto di basalto con incisi i solchi dei carri che lo hanno percorso. La strada si ricongiunge a quella scoperta anni addietro sotto piazza Cavallotti. Ci fermiamo un attimo e il pensiero va a quanti saranno passati di lì. Le pietre ci parlano per mezzo della direttrice Chiara Basta che con voce gentile e appassionata sta per mostrarci l’ultima drammatica tappa del nostro viaggio nel passato. E’ la testimonianza di una ricca casa romana, in particolare l’atrio con una vasca centrale in travertino e i resti di tre ambienti le cui pareti erano originariamente caratterizzate da intonaci dipinti, il tutto risalente al I secolo a.C. Alzando lo sguardo vediamo intatte le tracce dell’incendio che dovette causare la distruzione e l’abbandono dell’edificio, con tutta probabilità da far risalire agli eventi del 40 a.C.
Rerstiamo senza parole, sono trascorsi tre quarti d’ora dall’inizio della discesa e abbiamo percorso più di duemilaseicento anni.

Risaliamo in superficie e rifattosi caldo decidiamo di rimanere a cena nel chiostro seicentesco della cattedrale di San Lorenzo seduti, questa volta consapevolmente, sulle radici del nostro tempo.