“Lo spreco non si tocca”

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foto: 1080.plus

A ben guardare, l’unico vero scopo dei parlamentari dei presidenti di regione e giù per li rami tutti gli altri, è intercettare finanziamenti spillando denaro all’Europa o ai ministeri romani. In ciò si misura oggi la bravura di un politico, la sua capacità di prevalere nei consessi istituzionali portando a casa -nel suo collegio elettorale, tra i clientes suoi e del suo partito- grandinate di milioni altrimenti destinati ad altro territorio. E’ un processo di feudalizzazione della politica e dello stato.

Potrebbero spendere le loro energie a difendere la popolazione dagli eccessi e follie della burocrazia, a controllare la qualità delle prestazioni dei servizi pubblici e delle aziende pubbliche, ma neanche ci pensano. Da diversi decenni lo scopo della politica è esclusivamente questo sforzo e gara per intercettare, gestire e spendere denaro il più possibile. Ciò è ben comprensibile in ragione del fatto che in democrazia il potere è conferito a chi vince le elezioni ovvero a chi conquista consenso e nulla assicura duratura conquista meglio della compera del consenso, fatalmente tramite scialo di denaro pubblico. Il fatto che così facendo di denaro nella disponibilità della politica ce ne vuole sempre più tanto da strozzare l’economia, al momento non costituisce problema poiché il circo mediatico riesce benissimo a nasconderne il paradosso e la contraddizione.

Si osserva pure che mano a mano che la politica è ossessionata da quest’unico scopo, si fa strada un sovrano disprezzo della reale utilità delle opere pubbliche e dei servizi pubblici che si vogliono proporre, sommato al disprezzo del modo in cui opere e servizi pubblici vengono realizzati e poi gestiti.
C’è di più: addirittura si arriva a battersi (politici di ogni orientamento e livello) per realizzare opere pubbliche di cui è palese l’inutilità però imposte da forze oscure evidentemente invincibili. Esempio terribile di quest’ultima ipotesi è la proterva volontà (sancita perfino nel recentissimo Piano Regionale Umbro dei Trasporti, gennaio 2016) di costruire tra Chiusi e Rigutino una nuova stazione chiamata “MedioEtruria” a presunto servizio “Alta Velocità per gli umbri”. Ipotesi (e ingente spesa) che non serve a nulla poiché è possibilissimo che già domattina i treni buoni (i Frecciarossa e Frecciargento) passino direttamente per le storiche stazioni dell’Umbria (Fontivegge, S.Maria degli Angeli, Foligno, Spoleto, Terni), senza che gli umbri debbano raggiungere fantomatiche nuove stazioni in terra tosca, pretesa peraltro già tentata e fallita all’inizio dei Freccia nel 2011 quando proprio pensando all’utenza umbra furono istituite (per alcune coppie di Freccia al giorno) le fermate di Chiusi e Arezzo. Fermate presto abolite perché gli umbri non si servirono affatto di un servizio tanto scomodo. Ostinarsi a programmare la MedioEtruria a chi giova?

Non importa. L’imperativo impellente è spendere una nuova grandinata di milioni e a tal fine qualsiasi pretesto è buono, la MedioEtruria (circa 60 Milioni) è ottima ma andrebbe bene anche fare buche e riempirle. Evidentemente quei costruttori e fornitori tenuti all’inizio della Repubblica solo a versare tangenti, col passare dei decenni hanno tanto versato da essere diventati i veri padroni dei partiti e delle relative “pubbliche” istituzioni, quindi ora sono essi che dettano a politici e burocrati come confezionare affari dietro l’orpello intoccabile dell’opera pubblica, della sua conclamata “indifferibilità”, del servizio pubblico (mai come oggi il massimo di privatizzazione si ha con le cose pubbliche).

Anzi, per non creare problemi, da tempo politici e funzionari sono indicati direttamente da tali centri di potere reale (imprese ammanicate, partiti, alti burocrati), cui in effetti le cose vanno piuttosto bene peccato solo che a dissanguarsi è l’Italia. Politici e funzionari che non si piegano sono incompatibili e vengono fatti fuori, lo sanno benissimo.
Ingenuamente si pensava che la crisi economica mondiale avrebbe indotto a eliminare gli sperperi di denaro pubblico e il relativo meccanismo tangentizio, ove quest’ultimo è mero lubrificante bensì la struttura che conta è lo spreco. Ma è un sistema politico/istituzionale così radicato che è ingenuo pensare possa distruggersi di propria sponte, piuttosto preferirà mille volte mantenersi ad ogni costo ed espandersi pur provocando declino di una nazione intera (“eravamo poveri e torneremo poveri”).

Altro esempio terribile di servizi concepiti con piena coscienza della loro inutilità bensì in esclusivo favore di lobby e analoghi centri di potere reale, è l’annuncio garrulo di alcune settimane fa della presidente Marini, affiancata dal direttore Trenitalia e dal sindaco, di un servizio Bus da 16 posti (chiamato pomposamente FrecciaLink), di “comodo collegamento dei perugini con la stazione fiorentina di S. Maria Novella ove prendere i Freccia”! E si è pure vantata che il FrecciaLink “impiegherà solo 2 ore e 5 minuti”, “sarà dotato perfino di wifi”!

Noi veramente sospettiamo che la presidenta Marini non si avvede della reale portata di quel che dice e propaganda, in ciò indotta dall’assenza di ogni reale informazione. Infatti nessun giornale ha fatto notare alcune cosucce: il treno “Tacito” già adesso (ogni mattina che Cristo manda in terra) per arrivare a Firenze da Perugia impiega 1 ora e 31 minuti, quindi il FrecciaLink peggiora di 34 minuti! Che senso ha il FrecciaLink? Un utente del nord Italia o nord Europa che voglia venire in Umbria, secondo la signora Marini e collegati, dovrebbe scendere a Firenze dopo aver viaggiato sfiorando i 300km/h in un “Freccia” insieme a centinaia di passeggeri, dovrebbe raggiungere sul piazzale antistante il pulmino FrecciaLink da 16 posti, dovrebbe mischiarsi tra i tir dell’autostrada per 150 chilometri e infine arrivare a Perugia Piazza Partigiani! Ma siamo impazziti? E ad Assisi, Foligno, Spoleto e Terni non diamo nulla?
Oppure, come sospettiamo da tempo, tra i politici ormai vige lo sport cinico e virile di farsi beffe del buon senso scommettendo sulla dabbenaggine popolare, un po’ come Maria Antonietta che giocava a fare la neve con la farina, o Caligola a fare senatore il suo cavallo.
Ma durerà? Usque tandem…? (…)

Tratto da: Perugia-Italia… n. 120 del 4 Agosto 2016

Luigi Arch. Fressoia