Fino a trent’anni d’età e nel fine settimana, potrei sopportarlo, simile modo d’esistere, ma quando vedo pelate “autorevoli” o scalpi incanutiti di ultra quarantenni e finanche più, giocare all’adolescente, beh, mi vien da piangere. Per loro, ovviamente. Detti festaioli impenitenti, comunque, ad un certo momento, con o senza titolo di studio, con o senza portafogli rigonfio, s’accorgono che la vita è data per un ristrettissimo periodo di tempo. Non per tutti, poi, e proprio corto. Subentrano, allora, le crisi più violente e nere e finalmente (una minoranza, ma sempre troppo tardi) cominciano febbrilmente a guardarsi attorno per incrociare l’anima gemella.
Ad alcuni ne è concessa l’opportunità ed immediatamente si da il via alle tardive maternità, che hanno prevalentemente origine da sforzi da laboratorio invece che dall’immutabile rapporto uomo/donna. Allora, dopo il lieto evento, oltre tempo massimo, fuori da asili e scuole si scorgono attempati signore/i, dall’aspetto di nonne/i, piuttosto che quello di mamme e papà.
E a tutti gli altri, invece, a quella sterminata massa di impenitenti gaudenti, che non desiderano crescere nemmeno sotto tortura, cosa riserva il destino?
Rifiutando l’essere consapevolmente uomini e donne, nati per condividere la più esaltante delle avventure, quella di un’intera vita trascorsa insieme, con la speranza di mettere al mondo degli eredi, imperterriti seguitano a gettarsi con rinnovato ardore nella loro orgia esistenziale.
E guai all’intoppo che dovesse sopraggiungere sotto forma di indesiderato pargolo.
O aborto fatto eseguire consensualmente, per seguitare ad “onorare” il patto scellerato dell’edonismo sfrenato, o la donna, adolescente, ma oggi sempre più adulta, se non vecchia, per essere primipara, si ritrova da sola ad un bivio esistenziale terribile. Ammazzare nel proprio ventre una creatura che non aveva chiesto di venire alla luce o sobbarcarsi da sola un carico notevole. Qualche domenica fa, conclusa la messa, prima della benedizione, una signora è salita all’ambone e ci ha fornito alcune informazioni in merito a questo scottante problema. Le mamme non sono più abbandonate a se stesse e a Perugia e in tutta l’Umbria sono funzionanti i Centri di aiuto alla vita con volontari e concreti aiuti economici per tutte quelle donne che, sebbene sole, non ne vogliono sapere nulla di straziare la loro stessa carne. L’iniziativa che più m’ha colpito è stata il ripristino della Ruota degli esposti, che non si chiama più così, ma Culla per la vita ed ignoravo che anche presso il Santa Maria della Misericordia di Perugia e l’ospedale di Città di Castello ne fossero state messe in funzione. La puerpera può adagiare il neonato su questa cesta, facendo scattare un richiamo acustico ed immediatamente sopraggiunge del personale addetto, che se ne prende cura.
Un argine a quella strage degli innocenti (attorno ai 50.000.000, annualmente, nell’intero globo e 1 ogni 5 minuti in Italia, secondo il periodico Lancet, che diffonde i dati fornitigli dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) anche di evangelica memoria :
Mt 2, 1-16, con Erode il Grande, re della Giudea, nel ruolo di imputato principale… leggi di più (testo integrale)
Tratto da: https://leandro283.wordpress.com/2017/02/13/la-ruota-degli-esposti/
Leandro Raggiotti
Perugia, 13 febbraio 2017