A scuola di mandala

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Mandala su legno

Comuni a tutte le etnie più antiche, furono studiati dallo psicanalista Jung. Corsi suddivisi in tre livelli; l’esperienza umbra dell’operatore Corrado Borghesi

di Matteo Bianchini

Da qualche anno è possibile frequentare anche in Umbria corsi di mandala, principalmente presso agriturismi, centri yoga ed associazioni culturali. L’animatore di tali attività è Corrado Borghesi, operatore romano formatosi alla scuola Visusvita di Forlì, ma residente nella nostra regione.

Corrado, cosa sono i mandala? Questo termine proviene dal sanscrito e significa ‘cerchio’, figura legata all’universo e contrapposta al quadrato, la Terra. La circolarità è da sempre protagonista dell’evoluzione umana. Basti pensare alla sfericità dei pianeti, alle prime costruzioni (es. nuraghe) o alla conformazione sferica assunta dall’acqua, il nostro elemento principale. I mandala sono appunto figure circolari ricche di simboli e colori. Io le ritengo un ‘micro-mistero’ nel senso che, pur provenendo da epoche in cui non vi erano comunicazioni, sono caratteristiche di tutte le etnie più antiche, proprio come le piramidi (macro-mistero).

Quindi sono rintracciabili anche in Europa? Si, anticamente sono famosi quelli celtici, caratterizzati soprattutto dalla figura del serpente. E più recentemente i rosoni delle chiese. Non sono altro che mandala colorati, generatori di particolari illuminazioni della navata. Anche il labirinto di Chartres è un grosso esempio; percorrerlo significa affrontare un viaggio introspettivo. I più famosi sono in Oriente dove vengono composti ancora oggi. I tibetani li creano con la sabbia e li offrono al vento, che ritengono sia la dimora degli dei. Questo gesto del ‘fare e disfare’ ricorda un po’ le nostre infiorate ed indica l’effimeratezza della materia. Un altro mandala molto conosciuto è quello bianco e nero di yin e yang.

In cosa consistono i tuoi corsi? Sono divisi in tre livelli ognuno dei quali occupa solitamente un sabato ed una domenica: nel corso base si parla di geometria sacra, dei sette colori principali, delle relazioni con lo zodiaco e con le pietre. Si colorano poi alcuni mandala già disegnati. A questo proposito è fondamentale ricordare l’interpretazione psicologica, già studiata da Jung, riguardo la selezione delle figure e dei colori effettuata dagli allievi. Tale scelta può dare indicazioni circa lo stato interiore di quel preciso momento e potrebbe essere già diversa poche ore dopo. Concentrarsi su questa attività creativa è come riflettere il nostro inconscio. Normalmente gli estroversi partono a colorare dal centro, il punto principale del mandala, e si aprono verso l’esterno. Le persone più introverse tracciano linee di barriera che ‘chiudono’ la figura . Disegnare un mandala asimmetrico può indicare qualche squilibrio (cosa rarissima ad esempio fra i bambini) così come osservarne uno armonioso può riequilibrarci, anche grazie ad effetti cromoterapici. Di questo si parla soprattutto nel secondo livello, assieme al discorso sul potere dei simboli. Nel terzo livello il mandala è addirittura disegnato ancor prima che colorato, partendo dal foglio bianco. In generale si usano pennello, colori acrilici e supporto in legno.

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Nato a Sanremo (Imperia) si è laureato in Geografia all’Università di Genova ed ha conseguito la Laurea Triennale in Scienze Biologiche all'Università di Perugia. Tecnico e dirigente di associazioni sportive in Liguria, è originario per via paterna di un piccolo borgo dei Monti Sibillini e risiede per gran parte dell'anno in Umbria. Collaboratore del Perugia Free Press dal 2009, si occupa di temi socio-politici con una particolare attenzione all'altro lato, quello nascosto o volutamente sottaciuto, dei fatti di cronaca non solo locale. Collabora con lo studio giornalistico Consulpress nel web content management. Ha esperienza come consulente web development e account.