“Un progetto di integrazione per migranti che funziona”

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Tra il pubblico i ragazzi di Coltiviamo integrazione 2

Ragazzi africani imparano la lingua, l’educazione civica, a coltivare e trasformare l’okra

PERUGIA – “Ricordo che i terreni adiacenti il complesso di Montemorcino stavano diventando una pietraia mentre ora sono dei giardini rigogliosi”. Nelle parole del cardinale Gualtiero Bassetti c’è tutta la soddisfazione per un progetto di integrazione che funziona bene e che sta permettendo a una quindicina di ragazzi e ragazze migranti provenienti dall’Africa occidentale, ospitati a Perugia, di affrancarsi dal loro obbligato stato di passività sociale. Nato circa due anni fa su iniziativa della ong perugina Tamat, il progetto ‘Coltiviamo l’integrazione’ sta infatti dando degli importanti risultati, presentati martedì 10 settembre al Centro Mater Gratiae di Montemorcino nel corso di un convegno dal titolo ‘Inclusione e cooperazione internazionale a tutte le latitudini – Dialoghi sul futuro’. Un’iniziativa pubblica voluta dalla stessa Tamat e dalla Fondazione Ismu di Milano per mostrare come le sfide della migrazione possano essere trasformate in opportunità di crescita e sviluppo sostenibile, anche in un’ottica di rientro volontario assistito e di sostegno all’avvio di lavoro autonomo. In particolare, il laboratorio di agricoltura urbana sviluppato negli orti di Montemorcino ha introdotto una coltura tipica africana come l’okra. “La sperimentazione – ha spiegato il coordinatore del progetto Domenico Lizzi – ha avuto un esito positivo con un ricco raccolto che ci ha permesso di trasformare il prodotto e realizzare salse che stanno riscontrando un buon successo commerciale.

L’obiettivo è ora quello di riuscire a rendere sostenibile economicamente il progetto, anche dando vita a una cooperativa autonoma, e magari fare in modo che chi vuole tornare nel proprio Paese possa avviare una start up innovativa grazie alle conoscenze che ha appreso qui”. “Questi ragazzi sono stati tanto tempo senza lavorare e ora stanno rinascendo perché l’uomo trova la propria dignità anche nel lavorare – ha sottolineato Bassetti –. Riuscendo a valorizzare le loro colture dimostriamo che l’integrazione è un vantaggio per tutti. Nessuno è autosufficiente, né l’Italia né l’Europa: Dio ha creato un bel mappamondo proprio perché ci integrassimo tutti. Accogliere senza integrare vorrebbe dire condannare gli altri a essere sempre in uno stato di inferiorità”. Specializzata dal 1995 in progetti di cooperazione internazionale nei Paesi in via di sviluppo come il Burkina Faso, il Mali e la Tunisia, che tutt’ora porta avanti, la ong Tamat si è progressivamente impegnata a dare sostegno alle persone vulnerabili che si trovavano in Italia.

“Abbiamo iniziato a lavorare a Perugia sull’integrazione sociale ed economica di queste persone – ha ricordato la presidente di Tamat Patrizia Spada –. Insieme ad altre associazioni, forniamo loro formazione linguistica e tecnica affinché abbiano le competenze per lavorare in Italia, in Europa o anche nel loro Paese di origine, se un giorno volessero ritornare con un bagaglio di competenze arricchito. Oltre al ‘saper coltivare’, come nel caso di ‘Coltiviamo l’integrazione’, diamo ai migranti anche un’educazione civica”. Il progetto ‘Coltiviamo l’integrazione’ è finanziato dal Fondo Asilo migrazione e integrazione del Ministero dell’interno con fondi europei.

Nicola Torrini