Diego Fusaro: “Un nuovo colpo di Stato voluto dell’Unione Europea”
di Matteo Bianchini
E’ ufficiale: l’Italia è sotto “dittatura finanziaria”. Non che vi fosse qualche dubbio in merito ma la conferma, dopo anni di accuse di cospirazionismo e complottismo nei confronti di chi denunciava tale situazione, è arrivata direttamente ascoltando le parole della massima carica istituzionale ossia il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella apparso in diretta tv davanti a milioni di italiani subito dopo la rinuncia da parte del Presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte a causa della mancata nomina a Ministro di Paolo Savona.
Il discorso di Mattarella
“La designazione del Ministro dell’Economia – ha affermato Mattarella – costituisce sempre un messaggio immediato di fiducia o di allarme per gli operatori economici e finanziari” e pertanto il candidato a tale dicastero deve essere un esponente che “non sia visto come sostenitore di una linea più volte manifestata che potrebbe provocare probabilmente, o addirittura inevitabilmente, la fuoriuscita dell’Italia dall’Euro.”
“L’incertezza sulla nostra posizione nell’Euro – ha proseguito il Presidente della Repubblica – ha posto in allarme gli investitori ed i risparmiatori italiani e stranieri che hanno investito nei nostri Titoli di Stato e nelle nostre aziende. L’impennata dello spread giorno dopo giorno aumenta il nostro debito pubblico e riduce le possibilità di spesa dello Stato per nuovi interventi sociali. Le perdite in borsa giorno dopo giorno bruciano risorse e risparmi delle nostre aziende e di chi vi ha investito e configurano rischi concreti per i risparmi dei nostri concittadini e per le famiglie italiane.”
“E mio dovere – ha concluso Mattarella – nello svolgere il compito di nomina dei Ministri che mi affida la Costituzione essere attento alla tutela dei risparmi degli italiani. In questo modo si riafferma concretamente la sovranità italiana… Nel fare queste affermazioni antepongo a qualunque altro aspetto la difesa della Costituzione e dell’interesse della nostra comunità nazionale. Quella dell’adesione all’Euro è una scelta di importanza fondamentale per le prospettive del nostro Paese e dei nostri giovani. Se si vuole discuterne lo si deve fare apertamente e con un serio approfondimento anche perché si tratta di un tema che non è stato in primo piano durante la recente campagna elettorale.”
In pratica quindi, a giudicare dal discorso del Presidente, le ragioni dello spread e dei mercati, seppur edulcorate con la motivazione della ‘tutela dei risparmiatori italiani‘, risultano più importanti della nomina di un Ministro indicato da schieramenti politici che sono diretta espressione di una maggioranza parlamentare scaturita dal voto dei cittadini. Già in passato personalità come Mario Monti avevano candidamente ammesso una simile situazione ma mai lo aveva fatto un Presidente della Repubblica in modo così esplicito davanti a milioni di spettatori che poco dopo hanno anche appreso della presenza all’orizzonte di Carlo Cottarelli, esatto opposto della volontà popolare, già convocato al Quirinale dopo la rinuncia di Conte…
Il debito pubblico
Uno dei cavalli di battaglia dei cosiddetti ‘europeisti’ è da sempre quello dei rischi connessi al debito pubblico. Tale ‘problema’ però, come ormai risaputo da anni, è semplicemente inesistente o quantomeno lo sarebbe con una moneta ‘moderna’ emessa da una banca centrale veramente al servizio della collettività. Come osservava nel 2011 Paolo Barnard nella sua opera ‘Il più grande crimine’, vera e propria pietra miliare della divulgazione economica: “La Moneta Moderna si chiama FIAT (dal latino), ed è definita come moneta sovrana … che lo Stato semplicemente emette dal nulla… Queste monete davano allo Stato un potere senza precedenti di iniettare ricchezza finanziaria al netto nel settore non governativo (cittadini + aziende) quasi senza limiti. In altre parole: il governo poteva spendere a Deficit inventandosi il denaro, e nel fare ciò avrebbe reso più ricco chi lo riceveva (accreditando i conti correnti dei cittadini e delle imprese che gli vendevano beni e servizi). Ma veramente più ricchi, cioè più ricchi al netto. Infatti si trattava di denaro nuovo che veniva creato dal governo e guadagnato dai sopracitati. Perché si deve capire che il denaro che circola nel settore non governativo (cittadini e aziende) non è mai denaro nuovo, ma solo denaro che qualcuno spende e che altri guadagnano; denaro che cambia di mano, basta. Oppure è denaro creato dalle banche ma che ha sempre un corrispettivo debito di qualcuno che ne annulla il valore (la banca crea 10 e me li presta, ma io sono in debito di 10, per cui al netto nella società non c’è nulla). Dunque i governi che usavano la Moneta Moderna potevano spendere a Deficit in questo modo virtuoso, che appunto aggiunge denaro nuovo al netto nella società. Questa spesa si chiama Spesa a Deficit Positiva. Essa poteva finanziare la piena occupazione, il pieno Stato sociale, la piena istruzione, migliori infrastrutture, la crescita produttiva.”
Purtroppo però, quegli sventurati vincoli a cui proprio Mattarella sembrerebbe fare da garante, cambiarono le carte in tavola principalmente con l’avvento della UE: “Oggi l’euro non è moneta di nessuno, letteralmente – prosegue Barnard – e questo significa che tutti i 17 Stati che lo usano non possono più emetterlo inventandoselo senza limiti come accade invece nei Paesi a moneta sovrana (USA col dollaro, Giappone con lo yen ecc.). I 17 devono sempre prenderlo in prestito da qualcuno, dai mercati privati dei capitali, devono cioè comportarsi come un banale cittadino che per spendere deve sgobbare o andare a prestiti. Di conseguenza, oggi il nostro debito pubblico è veramente un problema, perché lo Stato non lo deve più a se stesso, ma a figure private precise, e quei privati non solo esigono pagamenti senza storie, ma decidono anche i tassi d’interesse con cui il nostro Tesoro prenderà in prestito i prossimi Euro. Messi in questo modo, cioè governi impiccati ai capricci dei privati, abbiamo perso ogni garanzia di autorevolezza monetaria e finanziaria, per cui i mercati stessi ci stanno bocciando a man bassa. Significa perdita d’investimenti immensi, che significa perdita di posti di lavoro, tagli a tutto ciò che è pubblico, e dunque miserie infinite per infiniti cittadini. E questo, si badi bene, vale per tutti i 17, senza scampo, perché tutti siamo in questa trappola; la Grecia è la prima mattonella del Domino a cadere”.
La Costituzione
Un altro punto molto rimarcato da Mattarella è quello del suo essere garante della Costituzione. Ma è proprio così? Quali poteri di veto offre la Costituzione al Presidente della Repubblica nella nomina dei Ministri? Come ha commentato in un’intervista a Byoblu l’ex Presidente della Corte Costituzionale Valerio Onida “Se si forma una maggioranza parlamentare pronta a dare la fiducia ad un governo il Presidente della Repubblica non può che dare l’incarico e nominare la persona che viene in questo modo precisamente indicata… La proposta dei Ministri spetta al Presidente del Consiglio ed appunto, ripeto, è sempre un esercizio di moral suasion che può fare anche in questo campo (il Presidente della Repubblica). Non è che possa dire però ‘Il Ministro dell’Economia lo scelgo io’… Non è questo il ruolo del Presidente della Repubblica.”
Un governo neanche troppo ‘eversivo’
Un aspetto sottolineato da diversi osservatori riguarda le caratteristiche di quello che sarebbe stato il governo Conte, un esecutivo non certo formato da noti rivoluzionari ma, tra gli altri, da Giulia Bongiorno storica avvocatessa di Giulio Andreotti nonché dallo stesso Paolo Savona, vero e proprio oggetto del contendere per le sue tesi anti-euro ma egli stesso classica espressione del potere economico italiano in quanto ex-Ministro del governo Ciampi nonché banchiere ed ex Direttore Generale di Confindustria. Ma anche figure di questo tipo appaiono attualmente pericolose per un’Unione Europea che ha subito schierato le sue solite truppe a minacciare e denigrare lo Stato italiano. Lo scenario sembrerebbe quindi essere lo scontro fra due centri di potere, uno più legato ad interessi nazionali (in questo momento perdente) e l’altro assoggettato alla grande finanza internazionale di cui l’Unione Europea, assieme ad alcune Istituzioni italiane, ne sarebbero l’espressione.
I precedenti all’estero
Non è la prima volta che a livello internazionale la volontà popolare viene sovvertita da ragioni legate all’Unione Europea. Epocale fu il caso del Referendum irlandese sul Trattato di Lisbona che, sistematicamente bocciato dalla popolazione, fu fatto accettare quasi per sfinimento dopo molteplici votazioni. Restano poi nella storia le dimissioni forzate del Ministro greco Yanis Varoufakis proprio poche ore dopo il referendum del 2015 che aveva sancito la vittoria delle tesi euroscettiche da lui sostenute. Non molto diverso fu il caso dei brogli nelle elezioni austriache nel 2016 con lo schieramento nazionalista boicottato da irregolarità nei voti per posta ma poi beffato, sempre in circostanze dubbie, nella ripetizione della tornata elettorale. Clamoroso e molto simile al nostro attuale fu infine il caso portoghese del 2015 con il Presidente Anibal Cavaco Silva che si rifiutò di consegnare il governo alla coalizione di maggioranza in quanto composta da ‘forze politiche antieuropeiste’.
Le reazioni
Sono stati diversi ed ovviamente numerosi i commenti alle parole di Mattarella. Dal Movimento 5 Stelle che, così come Fratelli d’Italia, starebbe valutando l’ipotesi di ‘impeachment’ nei confronti del Presidente della Repubblica alle considerazioni di esponenti dell’economia e della cultura. Tra essi il filosofo Diego Fusaro che ha parlato in modo molto chiaro: “Siamo entrati in un nuovo colpo di Stato dopo quello del 2011 della ‘giunta militare’ del governo Monti. Un nuovo colpo di Stato voluto dall’Unione Europea per scardinare il governo nazional-populista rappresentante degli interessi dal basso”. Già nei giorni precedenti era stato l’avvocato Marco Della Luna nel suo articolo ‘Il Sovrano ed il Presidente’ a manifestare perplessità riguardo agli ultimi Presidenti della Repubblica: “L’operato degli ultimi presidenti manifesta che il presidente della repubblica non è un’istituzione italiana, è un organo dell’ordinamento sovranazionale preposto ad assicurare l’obbedienza dei governi italiani agli interessi stranieri egemoni, cioè al vero sovrano. Bisognerebbe rivolgersi a lui come a uno straniero.” Commenti parzialmente più ‘positivi’ sottolineano invece come la situazione venutasi a creare abbia se non altro portato ad una maggiore consapevolezza fette sempre più ampie della cittadinanza con la conseguenza di Istituzioni praticamente obbligate a ‘confessare’ in diretta tv la propria sottomissione alla finanza internazionale. Tra questi l’articolo di Maurizio Blondet ‘Salvini ha già rinnovato la politica‘. Insomma impressioni che circolavano già da tempo anche se dopo la serata a suo modo storica del 27 maggio 2018 si può proprio affermare alla maniera di Andersen che il re, o meglio il presidente, è ormai nudo.