Porta Pesa, la sala d’azzardo e la moralità di una città

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In un foglio appeso in una delle serrande del locale dove a Perugia vorrebbero aprire una sala d’azzardo era scritto “qui il gioco deve essere solo quello sano e libero dei bambini e dei ragazzi”.

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Intendendo con qui Porta Pesa. Un luogo che i residenti hanno sempre vissuto come una piazza pur essendo solo un crocicchio di strade. E che da tempo è anche un crocicchio di alunni, e dei loro genitori, di scuola materna, elementare, media. Tre scuole che accompagnano bambini e ragazzini dall’infanzia fino all’inizio dell’adolescenza, fase della vita nella quale dipendono completamente dagli adulti e dalle loro scelte.

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È, forse, per questo motivo che la ventilata apertura di una sala d’azzardo a Porta Pesa ha acquisito una forte valenza simbolica e ricevuto il netto rifiuto di genitori, insegnanti, residenti e di alcune associazioni cittadine: Libera, Borgo sant’Antonio Porta Pesa, Società mutuo soccorso, Vivi il Borgo.

Porta Pesa è anche il luogo che ha visto crescere l’educatore Giacomo Santucci e il politico Raffaele Rossi. Due personalità importanti nella vita cittadina, ambedue politici sociali e studiosi della città di Perugia, della quale non si sono limitati a studiarne la storia, ma anche la sua evoluzione come soggetto vivo, collettivo e pensante dotato, come scrisse Lello Rossi, di una sua psicologia.

E se una città ha una sua psicologia vuol dire anche che ha una moralità collettiva che agisce sui cittadini. È per questo che il sindaco, prima di tutto, ma anche Presidente di Regione, Prefetto, Questore, Comandanti dei Carabinieri e della Finanza, Direttore Generale Usl devono chiedersi quali sono i principi morali che ritengano sia giusto trasmettere alla comunità di persone loro affidata. E, quindi, non pensare alla sala d’azzardo di Porta Pesa con spirito burocratico, ma riflettere attentamente sulla frase scritta in quel foglietto appeso alla serranda. Chiedendosi cosa sia giusto fare per la città e per i bambini e i ragazzi cittadini di domani.

Vanni Capoccia