La Storia si studia e non si giudica! E’ partendo da questo assioma che forse si potranno interpretare tutti i movimenti d’opinione, le passioni, i cambiamenti di schieramento che interessarono persone magnifiche, forti (e non meschinamente e tartufescamente, all’italiana, furbe, come tristemente recitano troppi luoghi comuni da tempo immemorabile), alla Filippo Corridoni, uno dei maggiori esponenti dell’interventismo sindacalista, socialista, anarchico e repubblicano. Nonostante la sua salute fosse minata dalla tisi, si arruolò volontario e il 25 ottobre 1915 all’assalto della Trincea delle Frasche, sul Carso, fu colpito a morte. L’attendista e scaltro politico Mussolini, cui non difettò il valore in battaglia, era comunque di tutt’altra pasta, come si evincerà anche da questa lettura. Un altro attore di quegli anni, Alceste De Ambris, prima disertore, poi volontario nella Grande guerra, simpatizzante del Fascismo, con la speranza di causarne una frattura a sinistra, nè divenne un fiero oppositore e, a proposito di Corridoni, accusò il Duce di “appropriazione indebita di cadavere“, perchè cercò di sfruttarne la sua enorme eredità morale e politica. Non c’è un solo personaggio banale nell’elenco emergente dall’opera del professor Fabei, ma, anche perchè donna e fondatrice assieme a Corridoni del foglio antimilitarista “Rompete le righe“, Maria Rygier assume i contorni di eccezionale straordinarietà pure per gli stridenti cambiamenti di fronte che effettuò in una quindicina di anni appena. Da anarchica ad interventista convinta contro i “carnefici di Oberdan”, gli Asburgo, da redattrice de “Il Popolo d’Italia” a fiera denigratrice del collega Mussolini poco tempo dopo, addirittura accusandolo in un opuscolo di essere stato confidente della polizia e dei servizi segreti transalpini in funzione antimilitarista e neutralista, per danneggiare la Germania. E ce ne sono ancora a bizzeffe di contraddizioni in carne ed ossa che hanno fatto letteralmente la Storia con la loro vita in quest’ultimo sforzo del bravo Fabei, che ci offrono un quadro umano e politico di primissima qualità, riscattanteci dal velo di meschinità che, come una cappa di piombo, sembra avvolgere senza via di uscita il nostro presente nazionale. Personalmente, da questa coinvolgente e scorrevole lettura, nè traggo la speranza più viva che non sia necessaria un’altra mattanza mondiale per ridare dignità al nostro Paese.
“La Grande guerra e la rivoluzione proletaria”, in edibus, Euro 18,00.
Leandro Raggiotti