Braccio Fortebracci da Montone: la sua Storia

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foto: arceviaweb.it

Braccio Fortebracci nato a Perugia nell’anno 1369 da Oddo, Conte di Montone e da Giacoma Montemelini, passa la sua infanzia a Montone dove la famiglia aveva dei possedimenti. Valente soldato, era stato combattente da molto giovane, sotto la Signoria dei Montefeltro. Di carattere calmo e suadente nel parlare, alzava la voce in maniera tuonante sul campo di battaglia. Braccio, si trovò spesso ad organizzare piani per le continue lotte tra “Raspanti” e “Nobili”, due parti o fazioni che a fasi alterne di vittoria o di sconfitta, lasciavano la città. Braccio, fu noto anche per la sua strategia militare rinnovando alcune tattiche di manovra, tanto da uscirne vincitore anche contro milizie nemiche di gran lunga superiori di numero.

All’inizio del 1400, il condottiero perugino fu al servizio del Re Ladislao ( salito sul trono di Napoli per volere di Papa Bonifacio IX), un regnante tanto ambizioso quanto corrotto.
I “Raspanti” perugini, preoccupati riguardo l’ascesa di Braccio, proposero al Re Ladislao di prendere possesso della città di Perugia, ma affinchè tutto questo si realizzasse, Re Ladislao avrebbe dovuto attirare Braccio in un incontro che si sarebbe rivelato una trappola per quest’ultimo.

Ciò non avvenne… poiché Braccio evitò d’incontrarsi con Ladislao essendosi accorto preventivamente dell’inganno,ed in seguito nell’anno 1408 inferse verso Arezzo una sconfitta a Re Ladislao, costringendolo a riparare in Perugia.
Di seguito, il nuovo Pontefice Allessandro V dopo essere stato eletto, dichiarerà decaduto il Re di Napoli , privandolo di conseguenza dei suoi poteri.
Braccio dal canto suo, approfitta strategicamente della situazione, estendendo le sue conquiste fino alle porte di Perugia, onde restituire il potere alla fazione dei “Nobili”.
Re Ladislao reagisce, e risalendo da Napoli pone la città di Todi sotto assedio, il quale sarà rotto dalle milizie di Braccio dopo aspra e dura battaglia.

Dopo la sconfitta Re Ladislao rientrerà a Perugia, ma contagiato da un ‘epidemia ripartirà dopo pochi giorni per Napoli dove morirà nel giro di qualche mese.
La situazione è favorevole alla Signoria dei Fortebracci e grazie al suo valore, la fama del condottiero cresce sino a farlo divenire una figura leggendaria.
Nei primi giorni di luglio del 1416, Braccio con il suo esercito si accampa verso Assisi sulla piana del Tevere; un solo disegno occupa la sua mente… egli desidera porre fine al Governo dei “Raspanti” in Perugia.

La città, chiusa nelle sue mura cerca di resistere. E’ difesa dalle milizie dei figli di Biordo Michelotti , Carlo Malatesta e Paolo Orsini, ma il Fortebracci riesce a metterli in fuga.
Le porte della città vennero involontariamente aperte da Carlo Malatesta che sicuro della vittoria, fece uscire le sue schiere contro i soldati di Braccio improvvisando un’ improvvisa sortita.
La situazione era difficile… nel mezzo della mischia si ode la voce di Braccio che, rivolto al suo capitano Malatesta I° Baglioni gli grida: “Anima i tuoi soldati o Baglione! Ricorda tuo padre trascinato morto per le vie di Perugia che grida vendetta!”
La cavalleria del Baglioni si lancia compatta contro lo schieramento avversario infrangendone la resistenza e sbaragliandolo, capovolgendo così la situazione. L’esercito dei “Raspanti” è in rotta!

Braccio entra in Perugia il 19 Luglio 1416, esilia i capi dei “Raspanti “ e ne confisca i beni, restituendo ai “nobili” fuoriusciti i diritti persi.
La Signoria di Braccio se avesse avuto un buon proseguo, avrebbe dato pace e prosperità a Perugia, la quale si sarebbe di sicuro liberata per lungo tempo dal potere Papale.
Il carattere guerresco di Braccio sentiva altri “richiami”; era un uomo d’arme, e così nell’anno1417 entrò in Roma con le sue milizie facendosi nominare “Defensor Urbis”, ma purtroppo a causa d’un epidemia di peste verificatesi nella città, il condottiero fu costretto a rientrare in Perugia.

Da qui sollecitava il Papa MartinoV° Colonna, onde ottenere la conferma del titolo di Vicario, la quale purtroppo tardava a venire da parte del Pontefice.
Braccio, stanco di aspettare, reagisce sottomettendo vari comuni come: Sassoferrato, Cetona, Gubbio, Assisi, Ancona, Todi, Spoleto e Orvieto con assedi, saccheggi e distruzioni; in seguito a questa dimostrazione di forza, il Papa MartinoV° cede, ed acconsente a nominare Fortebracci Vicario nella città di Firenze che gli riserverà accoglienze trionfali.
Raccontasi che per le strade di Firenze si udisse cantare questa strofetta:
“Braccio valente vince ogni gente Papa Martin non vale un quattrino”.

Rientrando a Perugia, Braccio si dedicò a molte opere pubbliche per la città, e poi sposò in seconde nozze Nicoletta Varano, vedova di un Malatesta.
Il condottiero aveva conseguito molti titoli per le sue vittorie, ma la sua lontananza creava disagi a Perugia, causa ne erano i soprusi perpetrati dai “Nobili” forti della loro posizione, ai danni dei “Raspanti”.
Qualche anno dopo troviamo Braccio impegnato nell’assediare la città di Aquila, difesa da una coalizione improvvisata per fermare il condottiero, e formata dal Duca di Milano, Re Alfonso di Calabria ed dal suo “nemico” Papa MartinoV° Colonna.

Il 2 Giugno 1424 i due eserciti si fronteggiano nella piana d’Ocre, testimone d’uno scontro brutale dalle sorti incerte; poi gli Aquilani aprono le porte della città gettandosi improvvisamente nella mischia.
Questo veloce ed inatteso intervento fu purtroppo fatale alle milizie di Braccio, il quale non ebbe il tempo necessario per poter richiamare la fanteria appostata poco lontano.
Il capitano nemico Giacomo Caldora viene disarcionato dalla lancia di Braccio, ma quest’ultimo subisce un colpo di mazza da parte di un soldato del Caldora.
I capitani di Braccio abbandonano il campo, mentre lui viene raccolto e portato nella tenda del Caldora per essere soccorso; purtroppo tutto sarà inutile, perchè la forte ferita ricevuta ha rotto una parte del cranio di Braccio, il che gli causerà la morte dopo una lenta agonia di tre giorni.

Papa MartinoV° esultò per la sua morte, e per sfregio lo fece seppellire fuori Porta San Lorenzo dove erano tumulati gli scomunicati e gli interdetti.
Dopo con la salita al soglio pontificio di Papa Eugenio IV°, Niccolò Fortebracci nipote del condottiero, ottenne di poter riportare le spoglie di Braccio a Perugia, la quale ne accolse il ritorno tributando gli onori dovuti al suo grande e legittimo Signore, che venne deposto nella Chiesa di San Francesco a Porta Susanna dove tutt’ora riposa.

Novella Ricci