Durante l’emergenza la mancanza di personale ha costretto i medici a sforzi incredibili in reparti al collasso
BASTIA UMBRA – Gli studenti universitari tornano a contestare il numero chiuso, nella giornata dei test di ingresso per le professioni sanitarie. Decine le azioni di protesta organizzate dal Fronte della Gioventù Comunista davanti alle sedi universitarie in tutta Italia, fra cui anche quella che stamattina ha avuto luogo davanti al Centro Fieristico “Umbria Fiere”.
La pandemia di COVID-19 ha mostrato le conseguenze disastrose dei tagli e della privatizzazione nella sanità. Durante l’emergenza la mancanza di personale ha costretto i medici a sforzi incredibili in reparti al collasso. Nonostante questo la selezione con i test di ingresso per medicina e professioni sanitarie non viene messa in discussione. Durante l’emergenza i lavoratori della sanità hanno moltiplicato gli sforzi per coprire le carenze del sistema sanitario. Li hanno chiamati “eroi”, perché nonostante tutto erano in prima linea a combattere il virus e la fatica dei turni infiniti si leggeva sulle immagini dei loro volti segnati: le carenze del nostro SSN ha portato a un loro brutale sfruttamento che non viene riconosciuto e viene nascosto dietro a questi appellativi adulatori.
«Da tempo si denuncia la mancanza di almeno 50.000 infermieri e di decine di migliaia di medici, tagli sistematici al SSN e sostegno alle cliniche private che lucrano sulla salute e di fronte al virus hanno fatto finta di niente», spiega Maria Chiara Verducci, responsabile del Fronte della Gioventù Comunista di Perugia. «La pandemia ha riportato la sanità al centro del dibattito pubblico, ma il governo non ha intenzione di invertire la rotta. Proprio il numero chiuso è una di quelle misure che hanno distrutto la sanità pubblica, tagliando il numero di lavoratori in corsia per favorire la speculazione sulla salute della popolazione intera. Il disastro di questi mesi ci ha dimostrato che serve una sanità davvero pubblica, gratuita e accessibile a tutti.»
«Il numero chiuso serve per tagliare sulla sanità per proseguire con una gestione improntata al profitto che consente alle cliniche private di lucrare sul diritto alla salute. Diciamo basta al numero chiuso, che sbarra la strada a migliaia di studenti delle classi popolari, impedendo l’accesso ai più alti gradi di istruzione.
Questa si chiama selezione di classe e non ha niente a che vedere con la meritocrazia. Diciamo basta a un numero chiuso che non permette la formazione del numero di professionisti che servirebbero per garantire al paese un SSN funzionante e accessibile, invece di un pubblico ormai palesemente insufficiente a vantaggio del privato e della sanità per il profitto. Per questo va eliminato se si vuole davvero salvare il SSN e garantire il diritto alla salute a tutti», conclude Verducci.
Redazione